Nel 2022, l’Italia ha fatto un passo avanti verso l’economia circolare, riciclando l’83,4% di tutti i rifiuti prodotti, sia urbani che speciali. Si tratta di un primato, che supera di molto la media dell’Unione Europea, che si attesta al 51,6%. Crescono anche i lavoratori impegnati in greenjobs che in chiusura dello scorso anno rappresentavano il 13,9% del totale degli occupati.
Questi sorprendenti risultati emergono dall’ultimo rapporto GreenItaly, realizzato dalla fondazione Symbola e da Unioncamere, e presentato a Roma lo scorso 31 ottobre. Vediamolo insieme.
I risultati
L’Italia ha dimostrato di essere lo Stato europeo più efficiente in materia di riciclo. Il nostro Paese si pone, infatti, in netto vantaggio rispetto ad altre nazioni europee come Francia, Germania e Spagna che hanno raggiunto percentuali di riciclo molto più basse, rispettivamente del 64,4%, del 70% e del 59,8%. Nel quinquennio 2018-2022, sono state 510.830 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti pari al 35,1% del totale ovvero più di 1 su 3.
“GreenItaly è la foto di gruppo del Paese che mostra come stiamo affrontando la crisi climatica – ha commentato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola che ha presentato il Rapporto – Sono molte le industrie eccellenti sul fronte della sostenibilità e la transizione, ma dobbiamo capire che questa è una sfida comune, che coinvolge tutti e non solo gli imprenditori. Il destino che abbiamo davanti è unico e se non acceleriamo gli investimenti ad esempio sulle energie rinnovabili perderemo non solo dal punto di vista ambientale, ma perderemo posizioni di mercato”.
Lo storico
Nonostante l’Italia avesse raggiunto già in passato notevoli traguardi nel riciclo, dal 2011 al 2020 il Paese è riuscito a migliorare ulteriormente le sue prestazioni, superando di gran lunga la media europea con un aumento del 10% rispetto al modesto 6% europeo. Nel biennio 2020-2021 si è assistito a un significativo consolidamento della capacità di riciclo industriale italiana, con particolare enfasi sui settori cartario e della plastica. Durante gli ultimi 25 anni l’Italia è riuscita a incrementare notevolmente la quantità di plastica avviata al riciclo, passando da 228.000 tonnellate a oltre 1.050.000 tonnellate, sostenuto da una rete composta da 31 impianti di selezione e 92 di riciclo. Inoltre, la copertura dei Comuni è salita dal 77% al 97%.
Il ritardo normativo e strutturale sulle rinnovabili, leggendo GreenItaly, stride con l’impegno mostrato dalle aziende italiane verso la sostenibilità ambientale. Ha ribadito Andrea Prete, presidente di Unioncamere: “Il trend di investimenti delle aziende italiane non si è arrestato neanche nei periodi di maggiori difficoltà, come quelli legati alla crisi pandemica o ai conflitti. Siamo tra i paesi eco leader. Non sempre però le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio”.
La Strategia Nazionale per l’Economia Circolare
In tema di economia circolare, va segnalato che l’Italia nel 2022 ha approvato la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, che definisce i seguenti obiettivi: favorire il mercato delle materie prime secondarie; estendere la responsabilità dei produttori e dei consumatori; diffondere pratiche di condivisione e il principio del “prodotto come servizio”; e infine definire una roadmap di azioni e obiettivi fino al 2040. La strategia comprende interventi pensati per l’intera filiera, considerando sia il lato della produzione che quello del consumo dei beni. La strategia fa parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con uno stanziamento specifico di 2,1 miliardi di euro per migliorare la gestione dei rifiuti e l’economia circolare attraverso un pacchetto d’investimenti e riforme, tra cui, appunto, l’adozione della Strategia nazionale per l’economia circolare del Piano nazionale di gestione dei rifiuti.
“Questi dati dimostrano come bisogna accelerare gli investimenti nella transizione verde, l’unica strada per aumentare la stabilità finanziaria. Come dimostrano gli studi della Banca Centrale Europea e della Banca d’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Inoltre, siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro”, conclude Realacci.
Crescono i greenjobs
Sotto il profilo dell’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali, 3.222 mila unità. Nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.818.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 milioni), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rivelazione. Tra le aree aziendali più interessate sul totale delle attivazioni troviamo le aree progettazione e sviluppo (87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%). Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green – su un totale di quasi 5,2 milioni di contratti previsti nel mercato del lavoro – questa conoscenza è ritenuta necessaria nell’81,1% dei casi, per circa 4,2 milioni di contratti.