Il piano d’azione del Green
Deal – patto con il quale l’Unione Europea si è impegnata ad
azzerare le proprie emissioni di CO2 entro il 2050 – incentiva un utilizzo più
efficiente delle risorse energetiche per lo sviluppo di un modello
economico più circolare e sostenibile.
A tal proposito, il biometano
rappresenta un’alternativa di risorsa energetica valida e innovativa in quanto,
a differenza di altre fonti rinnovabili, richiede limitati investimenti nelle
infrastrutture e, in merito al rilascio di emissioni di anidride carbonica, è
una fonte considerata “neutrale” in quanto prodotta attraverso la digestione di
biomasse derivanti da sottoprodotti,
scarti da lavorazioni industriali e materiale organico.
Per tale ragione, negli ultimi anni abbiamo assistito a una
crescita rilevante della produzione e dell’utilizzo di biometano, crescita che
sta ricevendo una forte spinta anche dagli incentivi messi a disposizione
dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di rendere economicamente sostenibile
l’impiego di questa risorsa di grande importanza nella corsa a una produzione
di energia più rinnovabile.
Il biometano, come l’idrogeno,
rappresenta dunque una delle principali fonti energetiche rinnovabili al centro
dell’evoluzione energetica europea. Infatti, come ha dichiarato il Consorzio Gas for Climate, il Consorzio
Italiano Biogas e l’European Biogas Association: “In base a un recente studio europeo, si stima che il gas prodotto da
fonti rinnovabili (sia idrogeno rinnovabile, sia biometano), utilizzato nelle
infrastrutture già esistenti, possa giocare un ruolo chiave nell'abbattimento
delle emissioni in Europa entro il 2050, arrivando, su base annua, a una
produzione di oltre 120 miliardi di metri cubi con un risparmio di circa 140
miliardi di euro”.
Di seguito analizzeremo le caratteristiche e i vantaggi di questa fonte energetica, il biometano.
Cos’è il biometano
Il biogas è il
frutto della fermentazione – in assenza di ossigeno e a temperatura controllata
– di sostanze di origine organica (animale o vegetale) ad opera di numerosi
batteri. È composto per la maggior parte da metano (tra il 50 e il 70%) prodotto dalla degradazione dei residui organici provenienti da
biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti, residui agricoli, deiezioni
animali), agroindustriali (scarti della filiera della lavorazione della filiera
alimentare), fanghi di depurazione delle acque cittadine e frazioni organiche
dei rifiuti solidi urbani (FORSU). Tale processo di degradazione delle biomasse
prende il nome di “digestione anaerobica”.
Il biometano è dunque
un biogas che ha subito un processo di raffinazione per raggiungere una
concentrazione di metano uguale o superiore al 97%. Attraverso tale processo, il biometano può successivamente
essere utilizzato al pari del gas naturale tramite l’iniezione in rete oppure
come biocarburante in forma gassosa
o liquefatta per l’autotrazione.
Storico del contesto normativo in materia di incentivi per lo sviluppo del biometano
Una campagna di incentivi per il biometano immesso nella
rete del gas naturale è stata prevista per la prima volta a marzo 2011 attraverso la Direttiva 2009/28/CE
e recepita all’articolo 21 del decreto legislativo. A seguito dell’entrata in
vigore di tale decreto, si è ritenuto opportuno incentivare ulteriormente
l’utilizzo di questa fonte energetica sia come carburante per i trasporti
sia come elemento importante per la sicurezza degli approvvigionamenti di
gas, in particolare quello prodotto da matrici avanzate. Per tale ragione,
il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato nel 2018 un altro decreto per
la promozione del biometano (anche avanzato) con l’obiettivo di accelerare la
sua immissione nella rete del gas naturale destinato a uso di trasporto
attraverso la riconversione di impianti di biogas già esistenti.
Benefici del biometano
Il biometano, come tutte le altre fonti di energia a zero
emissioni quali l’energia solare, eolica e idrica, rappresenta una fonte
energetica sostenibile capace di ridurre considerevolmente le emissioni di CO2.
Il suo più grande vantaggio consiste nel fatto che è
chimicamente identico al gas naturale e può dunque essere trasportato su lunghe
distanze utilizzando le infrastrutture gas esistenti, per trovare successivamente
impiego nei trasporti e nel riscaldamento e raffrescamento nei settori
residenziale e terziario o nei processi industriali. Il suo utilizzo dunque può
avvenire in modo:
- Flessibile: per
tutti gli usi energetici;
- Programmabile:
del tutto assimilabile al gas naturale, in quanto può sfruttare le
infrastrutture esistenti di trasporto e stoccaggio;
- Efficiente:
utilizzabile anche nell’ambito della generazione distribuita.
Nello specifico, partendo dallo scarto agricolo e/o
industriale e dopo il processo di raffinazione, è possibile generare e
immettere nella rete questo tipo di biogas. In questo modo, oltre a reintrodurre materiale di scarto nella
catena produttiva, è possibile sfruttare il biometano in molte delle
attività quotidiane che muovono i cardini dell’economia e della società
attuale, come:
- usi industriali.
- alimentazione di mezzi privati e pubblici del trasporto pubblico.
- uso domestico per
cucinare e riscaldare.
Il biometano rappresenta dunque una fonte di guadagno sia in
termini di costi sia di riduzione di emissioni e consente di raggiungere più
velocemente gli obiettivi di decarbonizzazione
nazionali ed europei. Questa fonte di energia rinnovabile è pertanto un tassello
da tenere in grande considerazione per favorire il processo virtuoso della Circular
Mobility, che promuove un uso più efficiente e sostenibile delle
risorse.
Previsioni di sviluppo
In questo contesto di trasformazione, prevedere la
costruzione di impianti di biogas in
prossimità delle realtà agricole e alimentari rappresenterebbe una grande
opportunità per lo sviluppo del territorio in quanto incrementerebbe gli
impatti positivi sia per l’economia sia per l’ambiente.
Si prevede che per il decennio in corso (2020-2030) assisteremo a un forte
incremento di produzione e immissione nella rete di biometano con lo scopo di
agevolare e velocizzare il percorso di decarbonizzazione. Per fare un esempio,
in Italia le richieste di
allacciamento sono in rilevante crescita in quanto sono già stati collegati
alla rete di trasporto e distribuzione oltre
30 punti di iniezione. Nel contesto europeo, invece, la diffusione di
questo fonte energetica è già a un livello più avanzato, rappresentando il 5% delle domande di gas.
Chi sta puntando sul biometano: Snam con Asja per lo sviluppo di nuovi impianti in funzione
Snam, una delle principali società di infrastrutture
energetiche al mondo, punta sul biometano con la sottoscrizione di un accordo
con Asja Ambiente Italia per
l’acquisizione di un portafoglio di impianti esistenti e progetti di sviluppo
nel settore del trattamento della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi
urbani) e produzione di biometano. Nello specifico, l’accordo si basa
sull’acquisizione di quattro società detentrici di altrettanti impianti in
esercizio di recente costruzione con previsione di vita utile di circa 20 anni
in Liguria, Lazio e Umbria, e l’ingresso in una società titolare di un impianto
in costruzione e di uno in sviluppo in Sicilia.
La rete gas nazionale di Snam conta una trentina di allacciamenti attivi con impianti che
già vi immettono biometano: si parla di 1.700
impianti a biogas esistenti che
possono essere riconvertiti a biometano. Inoltre, circa un terzo del gas
utilizzato in Italia per i trasporti, consegnato dai distributori di carburanti
sia in forma compressa per le auto sia liquefatta per i camion, è già di
origine “biologica”. Snam ha inoltre deciso di investire nel settore 850 milioni di euro al 2025, 100
milioni dei quali in infrastrutture per la mobilità sostenibile a biometano.